martedì 31 maggio 2011

FORUM PROVINCIALE MIGRANTI: Alcune proposte di modifica della legislazione nazionale sull’immigrazione

Proposte presentate all'assemblea provinciale degli iscritti del 28 maggio 2011

Il documento che segue è il tentativo di riproporre, attualizzata nel tempo, l'architrave della politica dell’immigrazione, fatta da varie forze della sinistra, nonché da attivisti della società civile, delle comunità migranti, dell’associazionismo, in quanto riteniamo che le politiche locali si devono muovere in quel contesto. Cio' da significato ancora maggiore al nostro documento in relazione a pezzi che stanno cadendo della politica di questo Governo sull'immigrazione, in particolare:

 dopo la bocciatura dell'aggravante per clandestinità, non è punibile lo straniero che in "estremo stato di indigenza" non ottempera all'ordine di allontanamento.

 la Corte Europea ha stabilio che il reato di “clandestinità” introdotto dal uno nel “pacchettosicurezza” del governo Lega-Pdl è contrario alle direttive europee

Decenni di esperienze portano a considerare come nostra meta una società basata sull’allargamento dei diritti , della partecipazione, e del migrante come soggetto portatore di una dimensioni umane e culturale imprenscindibile.

I 5 milioni di migranti presenti nel paese, il contributo dato all'economia, al benesseree delle persone per il sostegno dato allo stato sociale costituiscono la prospettiva di un nuovo paese; ultimi dati diffusi dal Censis Giuseppe Roma, in Italia i giovani sarebbero in via di estinzione. Nel corso del decennio 2000 – 2010, infatti, il nostro Paese ha perso più di due milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni, mentre sono aumentati gli italiani over 65. I giovani migranti in determinate realtà costituiscono già il 20% della popolazione scolastica.

Dopo un ciclo di sconfitte politiche e sociali, e una certa speranza alimentata dalle recenti elezioni amministrative, è bene ricordare un patrimonio comune di generazioni, perché investendo nell’allargamento della platea di coloro che godono del welfare, che si sentono coinvolti nella gestione della cosa pubblica e nella difesa delle conquiste, i cittadini conoscono il valore della solidarietà e la necessità di spendere energie in esse,piuttosto che in politiche basate sulla paura e sulla limitazione dei diritti .

Gli ultimi anni sono segnati dalla diminuzione del trasferimento del fondo sociale per l’immigrazione a partire dal 2005 (decisioni del governo italiano) La diminuzione delle azioni di crescita dell’integrazione e l’aumento degli investimenti nella sicurezza sono giustificati con le campagne di disinformazione sull’impoverimento degli italiani causato dalla concorrenza dei migranti.

I flussi migratori e le rivolte antiautoritarie del Mediterraneo sono una grande occasione per ripensare in grande ed in modo solidaristico i rapporti fra i vari popoli in modo totalmente opposto a come sta facendo l'attuale Governo ed in parte quelli precedenti, cioè una grande occasione per ripensare e rilanciare la Cooperazione fra popoli!

2006 22016

2007 20455

2008 36951

2009 9573

2010 4406

2011 25867(+23000 lampedusa)

Le cifre dimostrano con evidenza che non ci troviamo di fronte a una calamità naturale disastrosa ed imprevedibile, quanto ad un prevedibile afflusso di cittadini extracomunitari a seguito delle drammatiche vicende politiche che stanno investendo i paesi del nord Africa.

Eppure in molti settori politici, a livello nazionale come a livello locale, si continua a sostenere che numeri di 10mila, 20mila persone siano epocali, biblici apocalittici e quant’altro. Vale allora la pena ricordare che nel nostro paese, da ormai molti anni, la materia immigrazione è trattata come una calamità naturale e disciplinata con ordinanze di protezione civile grazie a ripetute e prorogate dichiarazioni di stato di emergenza.

Queste le contraddizioni del Governo attuale che con l'ultima finanziaria, ha deciso di ridurre fortemente i fondi destinati alla cooperazione internazionale e agli aiuti allo sviluppo che giungono a toccare il livello più basso degli ultimi vent’anni. Non si vuole vedere che cooperazione allo sviluppo e politica estera sono strettamente collegate e le risorse per la cooperazione allo sviluppo sono investimenti di pace.

Eleggendo il vicino in povertà a vera minaccia si è giustificato lo smantellamento dello stato sociale e gli attacchi allo stato di diritto, visibili anche in altri settori della società italiana, come il rallentamento della macchina della giustizia e l’incremento della sfiducia nelle istituzioni

I punti che seguono vanno ovviamente in direzione opposta, abbattendo le barriere di diritto fra italiani e migranti e cancellando la visione “emergenziale” dell’immigrazione, trattandola come fenomeno strutturale del neoliberismo, e non come “risorsa”, accezione “progressista” e utilitarista molto in voga in Occidente.

Non sono presenti particolari accenni a quella che è stata rinominata “emergenza profughi”. Noi riteniamo che lo scioglimento degli strumenti di controllo attuati dall’Occidente attraverso alcuni governi della Africa del Nord, tesi a tenere a freno i flussi migratori attraverso la repressione attuata a più livelli durante i percorsi attraverso il continente, e le energie liberate con le rivoluzioni, abbiano accresciuto da più parti il flusso attraverso il Mediterraneo. Le politiche di controllo che l’Italia e l’Europa hanno tentato di praticare sono sbagliate ed inutili. Una maggior conoscenza del problema rispetto a quella dimostrata dalle istituzioni ci porta ad affermare che gran parte dei migranti provenienti dall’Africa e dall’Asia facciano parte di migrazioni organizzate e programmate, aventi meta paesi dell’Europa del Nord, recanti maggiori prospettive di lavoro e maggiori vincoli di parentela. L’attenzione della legislazione italiana e delle istituzione italiane devono essere portatrici di diritti certi per quanto riguarda la possibilità di richiesta di asilo agli aventi diritto, particolarmente per quanto riguarda i minori non accompagnati, attraverso controlli non emergenziali alle frontiere, con il coinvolgimento delle amministrazioni locali ed informazione delle popolazioni. Il vero nemico infatti è l’organizzazione della tratta umana, che vede protagonisti organizzazioni ramificate dai paesi di origine fino ai paesi europei, fino a garantire all’immigrato “economico” il percorso promesso anche in caso di rinvio della polizia.

Riprendendo i principi che avrebbero dovuto informare la proposta di legge Amato-Ferrero, e localmente il diritto al voto amministrativo, il passaggio di numerose pratiche dalla Questura alle pubbliche amministrazioni, le proposte di “governance” cittadina, vorremmo dare il via alla discussione, alla progettazione ed all’applicazione di politiche del Forum Diritti di Sel provincia di Ancona. Seguiranno spunti di discussione:

 sulle politiche locali di integrazione o inclusione sociale, in particolare sostenendo l'ordine del giorno sui respingimenti nel porto di Ancona elaborato da SEL Ancona

 sulla giustizia e sui diritti alla persona e civili.

Proposte di modifica della legislazione nazionale sull’immigrazione .

abrogazione e modifica delle norme in vigore che non siano coerenti con i punti che seguiranno, in modo che l'asse portante consideri il migrante “persona” e non forza-lavoro=merce , secondo le norme che disciplinano a livello internazionale i diritti fondamentali della persona;

1. le norme che disciplinano la presenza dello straniero devono sganciarsi dal ruolo centrale ancora attribuito all'autorità di polizia, ruolo che rappresenta un retaggio dell'impostazione del testo unico delle legge di polizia del 1933 che considera l'immigrazione essenzialmente come problema di ordine pubblico. Ne discende che la normativa sul soggiorno va collocata nel quadro di uno statuto della convivenza con la ridefinizione del ruolo dei pubblici poteri; la prospettiva deve essere quella di assegnare alle autorità civili – centrali e decentrate – le principali attribuzioni concernenti lo status dello straniero, seguendo un percorso di stabilizzazione ed inclusione giuridica, trasferendo agli enti locali, in particolare ai comuni, le competenze (di natura prettamente amministrativa) dell’ingresso, rinnovo, ricongiungimento ecc. in analogia ad altri paesi europei;

2. abolizione della norma che stabilisce il reato di clandestinità;(A)

3. Ottenimento della cittadinanza italiana, basata sullo “ius soli” con 5 anni di residenza escludendo la condizione del reddito, rendendo la cittadinanza diritto soggettivo, decentramento ai comuni per l’attribuzione della cittadinanza definendo in modo chiaro la conclusione dei vari iter in non più di sei mesi;

4. In questa ottica le seconde generazione di migranti sono il soggetto politico indispensabile per la lotta per la cittadinanza ed in generale per tutti i diritti;

5. l'orizzonte verso cui ci muoviamo è quello della cittadinanza europea, per una europa dei diritti sociali e non del mercato e della finanza;

6. introduzione dell’elettorato attivo e passivo con 3 anni di residenza per le elezioni amministrative;

7. superare qualsiasi discriminazione derivante dalla mancanza della cittadinanza italiana nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori migranti nell'accesso al pubblico impiego ;

8. ratifica della convenzione dell’ONU sui diritti dei Migranti e delle loro famiglie(B);

9. istituire un “Permesso di soggiorno per ricerca di occupazione", dalla durata di un anno, che deve divenire l'architrave di una più aperta e giusta politica sull'immigrazione;

10. va individuata una modalità per regolarizzare i cittadini irregolari presenti sul territorio nazionale dando loro la possibilità di uscire dalla clandestinità, e di denunciare le situazioni di sfruttamento e irregolarità nelle quali spesso si trovano costretti a causa della attuale legislazione. In tale modo si darà impulso alla lotta al lavoro nero rendendo l'immigrato protagonista della propria "emersione" e, a un tempo, affermando un ruolo virtuoso dello Stato come co-promotore di un processo di riscatto sociale. Applicazione della direttiva 2009/52/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, P/Soggiorno per chi denuncia il datore di lavoro in nero o una condizione di sopra-sfruttamento;

11. Per le persone immigrate che da anni lavorano regolarmente, con questa crisi economica non è garantito il rinnovo del loro Permesso di Soggiorno, sono ricattabili e possono anche diventare “Irregolari”. Per cui è indispensabile l'allungamento del permesso di soggiorno, per chi ha perso il lavoro o non ha più i requisiti, prodotto della crisi economica. Prevedere nel rinnovo per contratti a tempo determinato una durata superiore (uno o due anni) e non la sola durata del contratto- per contratti a tempo indeterminato prevedere una durata doppia di quella attuale;

12. Facilitare il ricongiungimento familiare eliminando gli attuali vincoli normativi per dare pieno riconoscimento ai legami familiari e sociali secondo i principi della Costituzione. Prevedere norme che regolino la possibilità di convertire permessi brevi ( per motivi di salute), in permessi di lavoro, di ricerca di lavoro; (C)

13. prevedere criteri da parte del Ministero tramite i quali regolarizzare in determinati casi i migranti espulsi con foglio di via;

14. vanno attuate politiche di welfare non di tipo assistenziale ma di piena inclusione sociale: abitazione (contrasto al mercato nero degli affitti, espansione dell’edilizia popolare ed autocostruzione), istruzione e riconoscimento dei titoli di studio (pari opportunità), incentivi all’occupazione, valorizzazione delle differenze e delle culture “altre”, per evitare la creazione di “ghetti;

15. ripristinare e rilanciare il Fondo per le politiche migratorie e rilanciando l’attività della Commissione per le politiche d’integrazione; potenziare pertanto le risorse da destinare agli Enti Locali. In questa ottica la conoscenza della lingua italiana e della Costituzione devono diventare l'alfabetizzazione primaria dell'integrazione, un diritto primario per i migranti e non un sbarramento all'integrazione;

16. superare l’esperienza dei C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione), tramite creazione di una rete, di strumenti per l'inserimento e l’integrazione, che attivi, tra l'altro, centri di accoglienza e di servizi all'immigrazione, qualificati sotto la responsabilità degli enti locali, in grado di assicurare alloggio, informazione, formazione, assistenza psico-socio-sanitaria, mediazione culturale e tutela legale;

17. implementare una politica attiva di attrazione di studenti immigrati ( incrementare in taluni settori i limiti delle quote) e professionalità specifiche di alta qualificazione, grazie a pacchetti di sostegno che non si limitino alla concessione del permesso di soggiorno;

18. ripristinare la norma secondo la quale, in caso di rimpatrio il lavoratore conservi i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati e possa goderne indipendentemente dalla vigenza di accordi di reciprocità; in merito è opportuno che il governo italiano stipuli accordi di reciprocità che riguardano vari altri titoli alla persona;

19. Norme che sostengano le comunità migranti alla formazione di progetti di autosviluppo nei loro paesi, coordinando esperienze di cooperazione tradizionale, con quelle di utilizzo di parte delle rimesse tramite banche etiche e progetti Grameen Bank;

20. garantire l’Assistenza Sanitaria Pubblica e gratuita a tutti i livelli ed in qualsiasi condizione compresi gli immigrati irregolari e clandestini;

21. va previsto l’inserimento nei servizi socio-sanitari dei mediatori linguistico-culturali, secondo precisi protocolli nazionali e regionali e sulla base delle esperienze maturate;

22. E’ necessaria l’elaborazione di una legge organica sul diritto d’asilo che sia attuativa del dettato costituzionale e della normativa internazionale e che preveda:

a) rigorose norme procedurali che permettano di dare concreta attuazione al principio, sancito dal diritto internazionale, del non respingimento ;

b) una procedura di esame delle domande unica e garantista, attribuita alla competenza di una autorità amministrativa indipendente;

c) esclusione di limitazioni della libertà di circolazione o della libertà personale dei richiedenti asilo, in particolare mediante trattenimento in "centri di identificazione”;

d) riconoscimento del diritto a un ricorso giurisdizionale effettivo contro la decisione amministrativa di rigetto della domanda di riconoscimento del diritto d’asilo (comprensivo del divieto di allontanamento del ricorrente fino alla conclusione del giudizio);

e) definizione dello status giuridico, oggi assai incerto, del titolare di misure di protezione umanitaria, e possibilità di conversione in un titolo di soggiorno per lavoro o studio;

f) istituzione di un sistema pubblico di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, decentrandone la realizzazione agli enti locali.

A) l “reato di clandestinità”

L'avv. Ballerini, socia dell'ASGI, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione, ha scritto una nota sintetica sulla legge 94/2009, cd "pacchetto sicurezza". Ha autorizzato Enrico Peyretti a diffonderla.

4 gennaio 2010 - Avv. Alessandra Ballerini

La legge 94/2009 entrata in vigore l’8 agosto, si aggiunge ad altri provvedimenti, adottati dal Governo in precedenza, che hanno già compresso i diritti fondamentali dei migranti e che presto potranno compromettere i diritti di noi tutti. Con questa legge viene l’introdotto il “reato di clandestinità”, che comporta l’obbligo a carico dei pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio, richiesti di un qualsiasi atto, di denunciare la persona che commette questo reato, ovvero il migrante colpevole di non possedere (suo malgrado) un permesso di soggiorno. Il reato di clandestinità è palesemente incostituzionale perchè di fatto punisce i migranti non per quello che fanno ma per quello che sono in aperta violazione dell’art. 3 della Costituzione. Secondo la nuova normativa le forze dell’ordine, i magistrati, i medici e direttori scolastici, gli insegnanti e assistenti sociali, in quanto pubblici ufficiali, dovrebbero procedere in ogni caso alla denuncia del migrante irregolare. Questi non potrà neppure adire un tribunale come testimone o denunciare un reato. Le conseguenze dell’introduzione del reato di clandestinità saranno devastanti anche se in diverse regioni, come in Liguria ed in Sicilia, gli assessori alla sanità hanno emesso alcune circolari in cui si ritiene prevalente il diritto costituzionalmente protetto alla salute e si indica a medici e infermieri di curare comunque gli stranieri irregolari bisognosi di cure essenziali ed urgenti senza procedere alla loro denuncia. Nei primi mesi di attuazione della legge 94 del 2009 , tuttavia, si registra una fuga dei migranti irregolari dalle strutture di assistenza medica per la paura di essere comunque segnalati, e non sono mancati episodi di medici che malgrado le direttive ministeriali, hanno consegnato alla polizia un immigrato irregolare che si era rivolto loro per ricevere cure. Ancora più discriminatoria la nuova normativa che prevede per i migranti il possesso del permesso di soggiorno come condizione obbligatoria per ottenere gli atti di stato civile. Così il migrante irregolare non potrà ottenere un certificato di morte di un congiunto (necessario anche solo per il rimpatrio della salma) nè contrarre matrimonio. Tutto questo configura un’evidente lesione dei diritti fondamentali della persona, di tutte le persone, compreso quegli italiani decisi a contrarre un matrimonio cd “misto”. Il manifesto della razza del 1938 prevedeva il divieto di matrimoni tra ariani e non ariani, oggi questa legge sulla sicurezza vieta il matrimonio per tutti i moderni "non ariani" ovvero per gli irregolari che non potranno quindi più sposarsi con nessuno (neppure unirsi in matrimonio con un altro clandestino). La legge, nella sua stesura originale, prevedeva anche l’impossibilità per i cittadini irregolari di riconoscere i propri figli non potendo ottenere il certificato di nascita (che è un atto dello stato civile). L’applicazione rigorosa di tale norma avrebbe comportato di fatto la dichiarazione di stato di abbandono del minore che non poteva essere riconosciuto dai genitori irregolari. Una circolare del Ministero degli Interni ha però ridotto la portata di tale norma prevedendo esplicitamente che "per lo svolgimento di attività riguardanti dichiarazioni di nascita e riconoscimento di filiazione non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese anche a tutela del minore".Come risulta evidente a chiunque conosca la gerarchia delle fonti è tuttavia possibile che qualche zelante funzionario o sindaco rilevi come una circolare ministeriale, al di fuori dei casi espressamente previsti, non possa prevalere rispetto ad una legge di portata generale approvata dal Parlamento (essendo peraltro prevista una riserva di legge dalla nostra costituzione in materia di immigrazione). Nè comunque questa circolare prevede deroghe rispetto all’obbligo di denuncia in capo ai pubblici ufficiali nei confronti dei responsabili del reato di clandestinità .Qualunque immigrato irregolare che dovesse oggi recarsi all’ufficio nascite di un comune per riconoscere il proprio figlio rischia di trovarsi di fronte un impiegato (pubblico ufficiale) pignolo e magari un pò razzista che potrebbe ritenere prevalente il disposto della legge 94/2009 rispetto alla Circolare Maroni e quindi rifiutarsi di certificare la filiazione del minore procedendo magari alla denuncia dell’immigrato irregolare. Anche i diritti degli italiani vengono compromessi dalle disposizioni del pacchetto sicurezza, laddove si stabilisce che le istanze di iscrizione o di variazione della residenza anagrafica potranno discrezionalmente dar luogo alla verifica, da parte del Comune, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile e subordinando ipoteticamente la possibilità di ottenere o mantenere la residenza. Controllare la residenza delle persone (tutte) è un modo per controllarne i diritti. Si profilano inediti casi di discriminazione istituzionale. Viene poi reintrodotto il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che era stato abrogato, in una versione punitiva intensificata rispetto alla precedente: è prevista ora la reclusione fino a tre anni. Sarà "un’arma" che potrà essere utilizzata facilmente contro chiunque, italiano o migrante, all’interno di contesti di conflittualità sociale o di dissenso esprima troppo animatamente le proprie idee. Anche le prossime manifestazioni davanti ai CIE o per difendere spazi sociali occupati potranno produrre centinaia di procedimenti penali aperti sulla base di quanto affermato discrezionalmente nei rapporti delle autorità di polizia. E poi qualcuno si ostina a parlare ancora di “giusto processo”. Giusto processo per chi? Non certo per i migranti e per tutti quegli italiani che non si possono permettere neppure la spesa di un avvocato o che abitano in luoghi nei quali non è facile procurarsi una efficiente difesa legale. Oltre ad istituire le ronde, con effetti devastanti come confermato dalle cronache di questi giorni, che segnalano l’aumento dei casi di violenza sui migranti a sfondo razzista, la legge prolunga i tempi di detenzione nei Centri di Identificazione ed Espulsione fino a un massimo di 180 giorni (nelle condizioni inumane che già ben si conoscono anche grazie ai rapporti di diverse organizzazioni non governative e al libro bianco del Comitato diritti umani presso il senato). In queste prime settimane la situazione dei CIE è diventata esplosiva proprio per il prolungamento della detenzione amministrativa a sei mesi, mentre non è aumentato il numero di persone che l’Italia riesce effettivamente ad allontanare dal proprio territorio ( secondo dati dello stesso ministero dell’interno si tratterebbe di poche decine a settimana). Egitto e Tunisia, partner da tempo nelle pratiche di espulsione disposte dalle autorità italiane, limitano in questo modo il numero dei migranti irregolari che l’Italia può rimpatriare, per gli altri rimane solo la prospettiva di una condizione di clandestinità, macchiata dalla commissione di un reato. E i posti nei centri di identificazione ed espulsione sono sempre meno. Dopo un incendio seguito ad un tentativo di fuga, è stato chiuso il CIE di Caltanissetta, come nel mese di febbraio era stato chiuso per lo stesso motivo il CIE di Lampedusa. La legge 94/2009 è zeppa di meccanismi ideati, si potrebbe dire, per estorcere denaro dagli immigrati, compresa la tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno (da ottanta a duecento euro oltre i costi già previsti di 72 euro per la presentazione dell’istanza in posta).Vengono inasprite le sanzioni e le pene anche per chi favoreggia l’immigrazione clandestina, ed è previsto il carcere fino a tre anni oltre che la confisca dell’immobile per chi offre alloggio in cambio di denaro ad un irregolare. Queste disposizioni non riguardano solo i migranti, per quanto i media cerchino di farcelo credere. Di fatto, viene messo in discussione e calpestato il principio di uguaglianza (art. 3 della Costituzione), che non varrà più per nessuno. E i diritti fondamentali o sono di tutti e lo Stato si impegna a tutelarli, o non sono più di nessuno. Oggi i diversi sono i migranti, ma anche i loro parenti, o chi vive in una casa considerata “inidonea” o chi manifesta in maniera “appassionata” il proprio dissenso, come è successo di recente a Venezia dove la polizia ha caricato pacifici manifestanti all’interno di una manifestazione autorizzata solo perché all’interno del corteo venivano portati avanti tre manichini che il ministro Maroni non sopportava perché ricordavano le tante vittime delle stragi in mare. Quelle vittime che non si riconoscono quando chiamano soccorso o che si abbandonano ai libici una volta che vengono localizzati. Domani, purtroppo la storia ci insegna, non potrà che andare peggio. Il distacco dell’Italia dal diritto internazionale e comunitario, e quindi la rottura sostanziale del principio di eguaglianza, costituisce una ferita gravissima per il sistema costituzionale e per quella coesione sociale che tutti invocano a parole, salvo poi ad ideare ed applicare normative che producono esclusione ed odio.

Melting Pot esamina due casi che riguardano il tribunale di Milano e di Cagliari, e una nota diramata dalla procura della Repubblica di Firenze.
In discussione c’è l’articolo che prevede il reato di clandestinità, e la relativa pena.
Il Tribunale di Milano chiede alla corte di Giustizia dell’Unione Europea, se alcuni articoli della direttiva non siano in contrasto con il reato di clandestinità previsto dalla legge italiana.
Scrive Melting Pot: “Nessun ostacolo applicativo verrebbe in essere se nel contesto della procedura di rimpatrio, un soggetto venisse arrestato, sottoposto a misura cautelare e poi condannato ad una pena detentiva con condanna passata in giudicato, in merito ad un fatto di reato (per esempio un ipotesi di spaccio, furto o rapina) commesso prima o durante la procedura di rimpatrio e completamente avulso dalla stessa”.
Nei giorni scorsi il vicesindaco di Milano aveva parlato di “strumenti spuntati” nei confronti degli irregolari che delinquono.
Secondo il giudice milanese, il tempo che un clandestino trascorre in carcere per reati diversi da quello di clandestinità, non va inserito nel conteggio del trattenimento finalizzato all’espulsione. Ma se un irregolare viene condannato a cinque anni di prigione per la sua condizione di clandestinità, si eccede il limite massimo di 18 mesi di trattenimento fissato dalla Direttiva.
Il Tribunale di Cagliari ha assolto dal reato di clandestinità un senegalese impossidente. Nella sentenza però ci sono numerosi riferimenti al fatto che la procedura prevista dalla legge italiana è in contrasto con quella europea. Si parla anche di “abolitio criminis”.
Secondo la nota diramata a Firenze, viene a mancare il contenuto cardine del reato di inottemperanza all’ordine di allontanamento del questore.

B) Ratifica Convenzione ONU

La ratifica di questa convenzione produrrebbe un adeguamento di tutte le diverse legislazioni nazionali ad uno standard comune. Sulla convenzione ONU assumiamo l’appello del Comitato per i diritti dei migranti. Il secondo argomento riguarda il Principio della cittadinanza civile di residenza europea da inserire nel Trattato Costituzionale. Abbiamo espresso diversi giudizi più o meno critici sul Trattato Costituzionale Europeo firmato a Roma il 29 novembre 2004. Ma qui si tratta di promuovere un contenuto concreto di grande rilevanza per la fisionomia della cittadinanza Europea e si tratta di promuovere un percorso di costituzionalizzazione di questo principio con il protagonismo propositivo del popolo dell’Europa attraverso la petizione popolare, secondo le procedure dell’articolo 194-192 del T.C.E. e simulando l’articolo 47 della costituzione europea non ancora in vigore.
Il Trattato Costituzionale definisce la Cittadinanza Europea come sommatoria delle Nazionalità dei diversi Stati membri. Questo criterio assolutamente riduttivo e discriminatorio non solo esclude più di 18 milioni di cittadini che risiedono stabilmente in Europa con la nazionalità di paesi terzi, ma ancora la cittadinanza europea al criterio angusto dei vecchi nazionalismi costruiti e logorati sul diritto di sangue (Jus sanguinis).Noi proponiamo invece di estendere la cittadinanza europea a tutti coloro che vivono e risiedono nell’Unione Europea, a partire quindi dal criterio della residenza, ovvero dell’appartenenza civile ad una comunità.

C) Ricongiungimento familiare

la legge bossi-fini modifica la precedente legge e prevede il ricongiungimento

dei genitori a carico solo se questi non abbiano altri figli nel paese di origine e I genitori ultrasessantacinquenni qualora gli altri figli siano impossibilitati al loro sostentamento per documentati gravi motivi di saluti.; In tal modo si impedisce di fatto il ricongiungimento con la maggioranza dei genitori a carico, è notorio che nel mondo la maggioranza delle coppie ha in media almeno due figli e che nei paesi in via di sviluppo la vita media spesso non raggiunge I 65 anni.
Cio' viola palesemente il diritto all'unità familiare come previsto dall'art. 8 CEDU. e non è conforme alla direttiva comunitaria.

La stessa legge ,modificando la precedente, consente il ricongiungimento familiare non piu' a parentientro il terzo grado a carico e inabili al lavoro, ma soltanto ai figli maggiorenni a carico, qualora non possano per ragioni oggettive provvedere al proprio sostentamento a causa del loro stato di salute che comporti l'invalidita' titotale.

Con il recente Governo Berlusconi con il Pacchetto sicurezza del 2009.- non è piu possibile richiedere il visto di ingresso se il nulla osta non verrà rilasciato dopo 180 giorni dal perfezionamento della pratica(svanisce così anche l'unica possibilità di garanzia all'unità familiare prevista per far fronte alle lentezze burocratiche);

Inoltre al certificato di idoneità alloggiativa si aggiunge quello igienico sanitario(in precedenza era richiesto alternativamente il certificato rilasciato dal Comune o dall'Asl locale) entrambi rilasciati dagli uffici comunali competenti.

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