giovedì 1 dicembre 2011

L'Italia sono anch'io, continua la raccolta firme

Continua la raccolta delle firme per due leggi di iniziativa popolare, una di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza, l’altra sul diritto di voto alle elezioni amministrative., che possono essere visionate
qui



CALENDARIO RACCOLTA FIRME

Verbali e documenti delle ultime assemblee federali provinciali

Come da titolo ecco i documenti relativi alle ultime assemblee:

Relazione Assemblea Federale del 19/10

Verbale Assemblea Federale del 27/09

Verbale Assemblea Federale del 24/08

mercoledì 26 ottobre 2011

Comunicato stampa campagna “l’ITALIA SONO ANCH’IO” del Comitato provinciale di Ancona




Anche nella Provincia di Ancona si è costituita il comitato di adesione alla campagna  L’ITALIA SONO ANCH’IO, la Campagna nazionale promossa, nel 150° anniversario dell’unità d’Italia, da 19 organizzazioni della società civile .
Attraverso due proposte di leggee, una sulla cittadinanza ed una sul diritto di voto per stranieri residenti, le associazioni intendono introdurre forti elementi di diritto e di rappresentatività per gli oltre 5 milioni di persone di origine straniera. Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui, che tuttavia solo al compimento del 18° anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo percorso burocratico. Questo genera disuguaglianze e ingiustizie, limita la possibilità di una piena integrazione, disattende il dettato costituzionale (art. 3) che stabilisce l’uguaglianza tra le persone e impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento.

Il compito di CGIL-CISL- ANOLF-ARCI- ACLI- CARITAS- RETE MIGRANTI- ASSOCIAZIONE IMMIGRATI NIGERIANI NELLE MARCHE, ACADS, SCUOLE DI PACE DI SENIGALLIA ED ANCONA, COMUNITA’ ISLAMICA DELLE MARCHE, COMUNITA’ ISLAMICA DI ANCONA, ASSOCIAZIONI DEI MAROCCHINI DELLE MARCHE      è riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico il tema dei diritti di cittadinanza e la possibilità per chiunque nasca o viva in Italia di partecipare alle scelte della comunità di cui fa parte.
Il comitato provinciale di Ancona  sulla spinta di quanto era già stato legiferato in alcuni comuni della Regione riguardo al voto, promuoverà iniziative di informazione  della raccolta di firme per due leggi di iniziativa popolare, una di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza, l’altra sul diritto di voto alle elezioni amministrative.
Le firme saranno raccolte ad Ancona in Centro ed al Piano a partire da Novembre, ed a Senigallia e Jesi nelle prossime settimane.

Il sito di riferimento per approfondimenti ecc.. è:
www.litaliasonoanchio.it

LINK AI DOCUMENTI:

Proposta di legge di iniziativa popolare:

venerdì 5 agosto 2011

DIMISSIONI DI CLAUDIO PAOLINELLI COORDINATORE SEL PROVINCIA DI ANCONA

È grande il dolore che mi spinge a scrivere questa lettera. Dolore determinato dalla delusione, enorme, e dalla certezza che il sogno che mi aveva convinto a partecipare alla costruzione di SEL, si è infranto scontrandosi con la triste realtà dei fatti. Da ingenuo avevo creduto nel progetto, nel sogno appunto, della nascita di una nuova Sinistra. Un Partito, un movimento che avesse realmente intenzione di smarcarsi dalle miserevoli pratiche della vecchia politica. Una Sinistra nuova, attenta ai problemi della gente, inclusiva e soprattutto in grado di ascoltare. Avevo la consapevolezza di intraprendere un percorso lungo e pieno di difficoltà, per le differenti sensibilità che compongono SEL, ma con la speranza però, di riuscire con l’intelligenza e con la buona volontà di tutti ad iniziare ad amalgamare un impasto di idee e di esperienze utili al nostro Paese. Con questi princìpi mi sono messo a disposizione.

Un sogno infranto e la certezza purtroppo che nel nostro Partito quell’aria di novità così declamata in questi mesi a tutti i livelli, a partire dall’emozionante Congresso nazionale, non è possibile respirarla.

La realtà brutalizza pesantemente il mio modo d’essere e punisce la mia ingenuità. È per me insopportabile continuare a coordinare un Partito, seppur solo a livello provinciale, nascondendo, alle persone che ci guardano fiduciosi e a me stesso, che dietro la bella copertina con cui ci presentiamo esiste una realtà molto diversa. L’ho già detto altre volte, parlo dell’esperienza provinciale: ci siamo presentati con una invitante e patinata copertina, ma all’interno del libro scorriamo pagine di pessima pornografia.

Questi mesi di esperienza in qualità di coordinatore di SEL della federazione provinciale di Ancona, sono stati caratterizzati da continui e incredibili comportamenti a cui ho assistito, che hanno avuto come obiettivo la conquista dell’egemonia interna al Partito. Squallide operazioni funzionali alla occupazione di spazi, che hanno cercato di rilanciare la politica delle “correnti” alimentando la divisione del partito in maggioranze e minoranze. Tutto l’opposto di quello che ufficialmente raccontiamo alla gente. Compagni che in preda alla crisi identitaria o al tormento che li porta verso il viale del tramonto, cercano un’altra opportunità, senza passare attraverso i passaggi democratici e partecipativi.

Sono stati mesi pesanti, ogni riunione è stata una vera guerra, mai un confronto politico, solo scontri duri a spaccare il Partito. Prendo atto, quindi che non ci sono più le condizioni per proseguire con il mio impegno, che ci tengo a dirlo è stato totale e completamente disinteressato.

La decisione viene a causa degli ultimi fatti accaduti a livello provinciale, la classica goccia che fa traboccare il vaso. Succede che un manipolo di persone decidano di tirare la volata ad un consigliere comunale di Ancona dai trascorsi “gloriosi”, che pur di non scendere a democratica discussione con il partito a cui è iscritto, prima rivendica pubblicamente la sua autonomia/estranietà con le decisione assunte dal Circolo cittadino, poi aggredisce fisicamente chi non la pensa come lui, ed in ultimo “ordina” ai suoi fedelissimi di costituire due nuovi circoli nella città di Ancona, in totale antagonismo con quello esistente. La federazione provinciale di cui io sono coordinatore decide quindi, dopo una ricca documentazione e lunga discussione in assemblea, di non proporre la ratifica dei circoli al livello regionale, pensando di aver interpretato bene lo Statuto. Sembra però che lo abbia male interpretato, sembra che i Circoli possano nascere a prescindere, ed infatti sono nati, ignorando le più elementari regole. Trovo inconcepibile che il nostro Partito non permetta ad un organismo federale di non riconoscere la costituzione di Circoli, se esistono precise motivazioni. Sono rammaricato dal fatto che SEL accetti la formula del “Partito delle tessere”, metodo garantito per la l’inizio delle guerre tra bande e quindi la sicura distruzione di un Partito. Rimango sbigottito quando vedo che il Partito non intende prendere posizione nemmeno nei confronti dei “compagni” maneschi, coprendo la questione nel più totale silenzio, ignorando il valore della solidarietà. Questa ultima vicenda è solo la punta dell’iceberg di una serie di problemi che bloccano SEL, a partire dal gruppo consiliare in Provincia di Ancona che mai ha collaborato ed informato della sua attività il Partito, ed alcuni altri (pochi ma molto “determinati”) compagni sul territorio.

Prendo atto che SEL non è, e non vuole essere un Partito Nuovo, quello narrato da Nichi Vendola, e la cosa mi spezza il cuore. Ne prendo atto, quindi non intendo essere protagonista di un progetto che non mi appartiene. Così come l’ho conosciuto, SEL non è il Partito che sognavo. È tempo di guardare il tutto con distacco sperando di sbagliarmi.

Ringrazio i Compagni/e che mi hanno aiutato con lealtà in questi mesi, compatisco tutti quei “compagni/e” che pur di perseguire il loro obiettivo, non hanno avuto scrupoli a buttare tutto all’aria, a giocare in malafede. Mi dispiace per loro perchè non si rendono conto di essere fuori dalla storia. Ma soprattutto mi dispiace per SEL.

Claudio Paolinelli

lunedì 25 luglio 2011

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA FEDERALE 28 LUGLIO 2011

E' convocata l'assemblea federale della Provincia di Ancona giovedì 28 luglio alle ore 21.00 presso la sede SEL di Falconara Marittima Via Flaminia 578 (vicino alla stazione ferroviaria)


per discutere il seguente ODG:

1) Ratifica con votazione a scrutinio segreto cooptazione nell'assemblea federale del Compagno Andrea Dignani
2) Politica delle alleanze
3) Varie

E' richiesta la presenza dei coordinatori di Circolo di Fabriano Tiziano Polidori e di Jesi Andrea Dignani.

Il Coordinatore regionale ed il Consigliere regionale sono invitati.
I componenti del collegio di garanzia sono invitati.

Si raccomanda la puntualità.

Claudio Paolinelli
Coordinatore SEL provincia di Ancona

sabato 2 luglio 2011

DOCUMENTAZIONE ALLEGATA DELL'ASSEMBLEA FEDERALE DEL 28 GIUGNO 2011

Oggetto: costituzione circolo territoriale


 Pubblichiamo la documentazione discussa all'assemblea federale del 28 giugno
ALLEGATO 1

Da: selconvendola.ancona@gmail.com

 Al Coordinatore Provinciale SEL Ancona Claudio Paolinelli

e p.c.al
Coordinatore Regionale SEL Marche Edoardo Mentrasti
all'Organizzatore Nazionale SEL Francesco Ferrara
 al Presidente del Collegio dei Garanti SEL Marche On. Luigi Giacco

Ancona 20/06/2011

 Oggetto: Costituzione Circolo Territoriale SEL con Vendola - Ancona

 Sicuri che una maggiore diffusione sul territorio dei circoli SEL sia indispensabile per essere vicini alle problematiche dei cittadini e per consolidare una forza politica che può essere determinante al cambiamento della società italiana, portatrice dei valori di una sinistra che vuole essere protagonista per un nuovo rinascimento sociale e culturale, un gruppo di cittadini che condividono le finalità dell'azione politica di SEL, comunicano a codesta federazione di costituire un circolo territoriale di SEL con Vendola.

Il circolo in questione, costituito a norma dell'art.7 dello Statuto con più 20 iscritti (di cui segue elenco), in regola con i versamenti della quota tessera, è ubicato presso la Fondazione “2 Giugno” di Via Esino 65/h, Torrette di Ancona.

Nella stessa sede è in via di costituzione il circolo tematico lavoro, porto,trasporti.

Pertanto ti invitiamo ad informare della seguente proposta l'Assemblea Federale già convocata per Martedì 21 Giugno e trasmetterla al coordinamento regionale.

Fiduciosi in un sollecito riscontro per il rafforzamento di SEL, ti inviamo cordiali saluti.
Firmato da 23 Iscritti


ALLEGATO 2 Rimosso su richiesta di alcuni compagni firmatari 


L'ALLEGATO 3 è LA RELAZIONE DEL COORDINATORE PROVINCIALE (vedi post precedente)

ALLEGATO 4

Interventi All'assemblea del 28 giugno


Silvestri: sel non si rafforza ma si indebolisce. Il circolo di ancona, ha discusso la linea politica sulla crisi di ancona. I compagni possono anche non partecipare ma non possono esternare contrarietà nella decisione assunta dal circolo con dialettica. SEL vive un momento favorevole, e rischiamo di perdere tutta la credibilità. Questa non è buona politica.

Cognini: con le dimissioni dei compagni si fa sempre riferimento alla non condivisione delle scelte del gruppo dirigente del circolo di Ancona. E' un falso perchè le decisioni sono state determinate dall'assemblea degli iscritti. Con mediazioni tra le varie sensibilità. Gli assenti hanno sempre torto. La situazione del comune di ancona è un disastro e non per responsabilità di SEL. Iscrizione a sel on line e individuale, per evitare “i signori delle tessere”. Lo Scopo della richiesta dei circoli è contrastare la politica espressa democraticamente del circolo di ancona. Oggi dobbiamo decidere se intendiamo fare un partito nuovo, o proseguire con i metodi vecchi. I compagni che si sono dimessi non possono inaugurare alcun circolo.

Zanoni è in atto un processo. Dichiara di volersi iscrivere al circolo tematico e territoriale. Critica il fatto che il partito non parla di politica ma solo di ricorsi e contrasti di tipo personale.

Magliola critica l'autonomia del consigliere duca, non è comprensibile che sel non sia gruppo consiliare ad ancona. La questione dei circoli nuovi è un problema politico. Contrapposizione dei circoli a livello politico.

Balestra due questioni che si confliggono. Lo statuto disciplina la vita politica e le composizioni delle divergenze. Chiede dove confligge la richiesta di costituzione dei circoli con lo statuto. L'eventuale contrarietà alla costituzione dei circoli la ritiene illegittima. Ad ancona lo statuto non permette di costituire gruppi diversi dalle liste presentate alle elezioni.

Cagnoni rispettare lo statuto. Ma occorre essere corretti. A partire dal comunicato che di fatto ha anticipato la decisione che ancora non è stata presa. Chiede se esiste una opportunità per far rientrare il problema, chiedi di non strumentalizzare lo statuto.

Pascucci il dibattito evidenzia un partito che non riesce ad essere comunità, che parla per fazioni. I nuovi circoli nascono per antagonismo al circolo esistente e la linea politica. Perchè le differenze non si confrontano apertamente? Nel circolo di ancona è un luogo aperto e patrimonio di tutti. Capire perchè si cercano scorciatoie, e si evita il confronto. Non apriremo mai nessuna partita se non c'è coesione.

Barbadoro non ha nessuna difficoltà ad esprimere opinioni diverse. Rispetta le opinioni del circolo, ma il circolo deve rispettare la sua opinione. I compagni hanno il diritto di costituire un nuovo circolo. Il problema è causato dall'insufficienza politica dei dirigenti provinciali e regionali. L'opportunità politica di aprire un nuovo circolo non c'è.

Antomarini lo statuto prevede che la federazione propone la nascita di un nuovo circolo e il regionale lo ratifica. Al di là dell'aspetto formale la questione è politica: siccome non sono d'accordo con la linea del circolo ne costituisco un altro. Non è consentito. È una operazione di una corrente organizzata. Gli unici proprietari del circolo sono gli iscritti che vengono regolarmente convocati.

Dignani d'accordo con Balestra occore capire cosa non ha funzionato per evitare che accada di nuovo.

Petrolati è incomprensibile fingere di non capire cosa sta succedendo nel comune di ancona. Se vogliamo bene a questo partito dobbiamo chiedere l'unità, il confronto nel partito e l'impegno nella proposta politica. Ci sono tutte le motivazione politche per non accettare la richiesta. Non mandare la proposta al regionale.

Fiorentini la relazione del coordinatore doveva esporre come dirimere la questione, non doveva essere una elencazione priva di considerazioni. La federazione deve girare la proposta al regionale che la ratifica o la respinge.

Casagrande l'anomalia è il dissenso pronunciato dai compagni e allo stesso tempo la richiesta del nuovo circolo. Decidere il contrario va contro la statuto. Vota contro la costituzione dei circoli.

Mentrasti d'accordo con la relazione del coordinatore . Sovranità del circolo di ancona, a cui va riconusciuto il massimo della partecipazione democratica. Lo statuto non prevede alcun automatismo ed autocostituzione. Lo statuto prevede che la federazione raccoga la richiesta, la valuta e decide se inviarla al regionale per la ratifica.

Zampini nessun statuto va interpretato politicamente. Non può contenere la casistica di ogni accadimento.. Ringrazia chi ha detto che nel circolo c'è la democrazia.

Tumini chi c'ha più testa la usi. Se si fa solo il ragionamento politico, il giudizio sulla richiesta è negativo. Propone di non votare e di chiedere ai firmatari delle richieste di partecipare alla vita politica del circolo di Ancona.

Arena L’assemblea federale non fa il passacarte, ma ha la responsabilità di prendere una decisione. Si vuole delegittimare il ruolo della federazione.Violazione dello statuto da parte di quei compagni che hanno fatto la richiesta di costituire un circolo tematico, per averne comunicato alla stampa la costituzione senza l’avvenuta ratifica regionale.Giudicando negativamente tutta l’operazione, propone il no al circolo tematico e una sospensione della decisione per quello territoriale invitando i nuovi e vecchi iscritti di Ancona ad un serie di incontri.

Santarelli distinguo tra circolo tematico e territoriale. No al circolo tematico, sospensione per quello territoriale, previo un incontro tra i nuovi iscritti ed il partito.

ALLEGATO 5

1. Il sottoscritto Giovanni M iscritto a SEL con la presente comunica che non intende continuare la propria attività di militanza presso il Circolo di Ancona, per i seguenti motivi:


- INCOMUNICABILITA', infatti da molto tempo non ricevo più notizie ufficiali dell'organizzazione e non vengo più invitato alle riunioni;

- INCOMPATIBILITA' E TOTALE DISSENSO CON LE POSIZIONI E DICHIARAZIONI PUBBLICHE ASSUNTE DAI DIRIGENTI LOCALI RISPETTO ALLA VICENDA DEL COMUNE DI ANCONA, CHE VEDE LA POSIZIONE DI SEL UGUALE A QUELLA DEI DISFATTISTI DI DESTRA (DIMISSIONI DEL SINDACO, COMMISSARIAMENTO E VOTAZIONI ANTICIPATE).

NOTA BENE : Resterò invece iscritto a Sinistra Ecologia Liberta'.

Fraterni Saluti Giovanni M

Ancona 31/05/2011


2. Caro Compagno,ti comunico che sono in totale disaccordo con le posizioni assunte dai dirigenti del circolo SEL di Ancona sulla situazione venutasi a creare nel Consiglio Comunale di Ancona; posizioni convergenti con la linea del Pdl e dell'Idv, partiti che puntano allo sfascio completo della Giunta Gramillano ed al commissariamento (il secondo in pochi anni) del Comune di Ancona. Pertanto, ferma restando la mia iscrizione a Sel, ti rendo esplicito il mio intendimento a non proseguire l'attività di militanza presso il circolo Sel di Ancona. Cari saluti Paolo P

3. Il sottoscritto C Gianmario iscritto a SEL, con la presente comunica che non intende continuare la propria attività di militanza presso il Circolo SEL di Ancona per incompatibilità e totale dissenso con le posizioni e dichiarazioni pubbliche assunte dai dirigenti locali rispetto alla vicenda del comune di Ancona che vede la posizione di SEL uguale aquella della destra ( Dimissioni, commissariamento e votazioni ). Per tale ragione chiede che venga cancellato il proprio nome dall'elenco degli iscritti del circolo stesso, fermorestando l'iscrizione a SEL. Saluti Gianmario C

4. Il sottoscritto Antonio T iscritto a SEL, comunica che non intende continuare la propria attività di militanza presso il circolo di Ancona, causa incompatibilità e totale dissenso con le posizioni e dichiarazioni assunte dai dirigenti interessati. Per tale ragione, chiede venga cancellato il proprio nome dall’elenco degli iscritti del circolo stesso, fermo restando l’iscrizione a SEL.

Cordialità Antonio T

5. Il sottoscritto Bruno B, iscritto a SEL, comunica che non intende continuare la propria attività di militanza presso il circolo di Ancona, causa incompatibilità e totale dissenso con la linea politica e le posizioni espresse dalla dirigenza locale.

6. Per tale ragione, chiede venga cancellato il proprio nome dall'elenco degli iscritti del circolo stesso, ferma restando l'adesione al movimento nazionale, già rinnovata con entusiasmo, tramite internet, per il corrente anno. Distinti saluti, Bruno B.

 Le comunicazioni di Elio L, Maurizio L, Fabrizio F sono state inviate con un file non pubblicabile in questo blog. (sono comunque a disposizione), Quella di Maurizio G è stata inviata al circolo cittadino e non è a disposizione della Federazione provinciale.

VERBALE ASSEMBLEA E DELIBERAZIONE

Verbale assemblea federale 28 giugno 2011


L’assemblea federale, si è riunita con carattere di urgenza, martedi 28 giugno alle ore 21.00 presso la sede di Torrette di Ancona per discutere il seguente ODG:

1) Richiesta costituzione ad Ancona circolo tematico Lavoro, porto, trasporti (allegato 1)
2) Richiesta costituzione ad Ancona di un nuovo circolo territoriale (allegato 2)
3) Varie

La riunione è iniziata alle ore 21.40, presenti 22 componenti dell’assemblea federale su 29.
Presente un componente del collegio di Garanzia, Fabrizia Zanoni.
Presenti il consigliere regionale Massimo Binci, ed il Coordinatore regionale Edoardo Mentrasti.
Presente il coordinatore del Circolo di Ancona, Sergio Clementi Zampini.

Il Coordinatore provinciale Claudio Paolinelli, ha sottolineato che l’assemblea in quel giorno avrebbe dovuto discutere della politica delle alleanze in campo regionale e provinciale, ma che la richiesta pervenuta di costituzione di due Circoli (uno territoriale ed uno tematico) nella città di Ancona, ha gioco forza costretto al rinvio. Decisione assunta dopo aver ascoltato le richieste di urgenza da parte di alcuni compagni.

Il Coord. Provinciale relaziona i componenti dell’assemblea circa la tempistica e le richieste pervenute. (allegato 3), riportando fedelmente tutte le informazioni a lui disponibili e tutte le attività messe in atto di competenza federale.

Al dibattito partecipano 19 compagni (allegato 4), da cui emerge largamente il pensiero che le richiesta di costituzione dei 2 Circoli non sono frutto di una reale esigenza di rafforzamento di SEL sul territorio, ma scaturite da un disconoscimento dell’azione politica del circolo di Ancona riguardo la questione della crisi dell’amministrazione comunale di Ancona. Infatti precedentemente alla richieste di costituzione di Circolo, sono giunte lettere di “dimissioni” dal circolo di Ancona, da parte di 10 compagni (allegato 5), con le quali dichiaravano la netta contrarietà alle decisioni del gruppo dirigente cittadino.

Molti degli interventi fanno rilevare che i compagni in questione non avrebbero il diritto di contestare le decisioni del circolo con questi toni, perché sono decisioni prese nelle assemblee degli iscritti, regolarmente convocate, con la massima partecipazione e democrazia, a cui i compagni, seppur sempre invitati, non ne hanno mai preso parte.

Alcuni Componenti dell’assemblea federale ritengono che lo Statuto non prevede una bocciatura delle richieste dei Circoli.

La componente del Collegio di Garanzia Zanoni, afferma che la riunione ha le caratteristiche di un Processo al consigliere di Sinistra Per Ancona Eugenio Duca e ai compagni che hanno dissentito sulle scelte politiche del Circolo di Ancona, annunciando che anche lei aderirà a quei circoli e lo comunicherà per iscritto. Durante l’assemblea alcuni compagni si allontanano dalla sala riunioni.

Dopo ampia discussione, l’assemblea vota il seguente deliberato frutto di ulteriore discussione che viene votato dall’assemblea:

Deliberato

L'assemblea federale dopo aver ampiamente discusso la richiesta di costituzione di due nuovi circoli, delibera di non inoltrare la proposta al coordinamento regionale in base allo statuto nazionale art. 7 in quanto la richiesta di Costituzione dei Circoli ha evidenti motivazioni politiche di contrarietà alla linea assunta dal Circolo di Ancona. È una operazione di una corrente organizzata, non riconosciuta da SEL.

art. 7“I circoli sono il luogo primario intorno al quale le/gli iscritte/i partecipano alla vita di SEL.
L’assemblea è la riunione di tutte le iscritte e gli iscritti. I circoli possono essere territoriali ovvero di ambito lavorativo, di studio o tematici.
I nuovi circoli sono ratificati su proposta della federazione dal coordinamento regionale, la mancata ratifica deve essere motivata”.

I compagni Balestra, Fiorentini, Barbadoro, Bolignari, Secchiaroli non votano perché ritengono che ci sia una violazione allo statuto.

La deliberazione viene votata con 12 voti a favore 3 astenuti.
L’assemblea si scioglie alle ore 00.40 del 29 giugno.

Claudio Paolinelli Coordinatore SEL Provincia di Ancona

DOCUMENTAZIONE RELATIVA ALL'ASSEMBLEA FEDERALE DEL 28 GIUGNO 2011

Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.

mercoledì 29 giugno 2011

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA FEDERALE 8 LUGLIO 2011

E' convocata l'assemblea federale della Provincia di Ancona venerdì 8 luglio alle ore 21.00 presso la sede di Torrette di Ancona per discutere il seguente ODG:


1) Ratifica con votazione a scrutinio segreto cooptazione nell'assemblea federale del Compagno Andrea Dignani
2) Politica delle alleanze
3) Varie

E' richiesta la presenza dei coordinatori di Circolo di Fabriano e Jesi ( per Jesi l'invito vale per il coordinatore nominato dall'assemblea cittadina "congressuale" del 2 luglio)

Il Coordinatore regionale ed il Consigliere regionale sono invitati.

i componenti del collegio di garanzia sono invitati.

Si raccomanda la puntualità.

Claudio Paolinelli
Coordinatore SEL provincia di Ancona

mercoledì 22 giugno 2011

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA FEDERALE 28 GIUGNO 2011

E' convocata l'assemblea federale della Provincia di Ancona martedì 28 giugno alle ore 21.00 presso la sede di Torrette di Ancona per discutere il seguente ODG:

1) Richiesta costituzione ad Ancona circolo tematico Lavoro, porto, trasporti
2) Richiesta costituzione ad Ancona di un nuovo circolo territoriale
3) Varie

E' richiesta la presenza del coordinatore del Circolo di Ancona.

Il Coordinatore regionale ed il Consigliere regionale sono invitati.

I componenti del collegio di garanzia sono invitati


Si raccomanda la puntualità.


Claudio Paolinelli
Coordinatore SEL provincia di Ancona

mercoledì 15 giugno 2011

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA FEDERALE 21 GIUGNO 2011

E' convocata l'assemblea federale della Provincia di Ancona martedì 21 giugno alle ore 21.00 presso la sede di Torrette di Ancona per discutere il seguente ODG:


1) Comunicazioni
2) Politica delle alleanze (inizio di discussione programmatica e politica in vista delle elezioni amministrative)
3) Varie

Il Coordinatore regionale ed il Consigliere regionale sono invitati.

Si raccomanda la puntualità.

Claudio Paolinelli
Coordinatore SEL provincia di Ancona

domenica 12 giugno 2011

REFERENDUM 12/13 GIUGNO 2011 AFFLUENZA E SCRUTINI


Guarda l'affluenza ai seggi e i risultati in tempo reale

Comuni della Provincia di Ancona Sito della Prefettura
Affluenza Italia Sito Ministero Interno
Risultati Italia Sito Ministero Interno
Speciale referendum  Sito repubblica

mercoledì 1 giugno 2011

FORUM PROVINCIALE DIRITTI: APPELLO PER INTRODURRE LA RETROATTIVITA’ NELLA LEGGE SULLA RIPARAZIONE PER INGIUSTA DETENZIONE

APPELLO PER INTRODURRE LA RETROATTIVITA’ NELLA LEGGE SULLA RIPARAZIONE PER INGIUSTA DETENZIONE

Se una legge deve essere retroattiva questa deve essere quella inerente la riparazione per ingiusta detenzione, legge introdotta in Italia con il nuovo codice di procedura penale nell’ottobre1989.

Prima di quella data, le tante persone detenute e poi assolte non hanno potuto beneficiare di nessuna riparazione, proprio perché la norma è compresa tra gli istituti applicabili solo per i procedimenti ancora in corso all’entrata in vigore del codice di procedura penale e non anche per quelli già conclusi.

Molte vittime dell’errore giudiziario, contemplato dall’art.314 del codice di procedura penale, sono rimaste quindi prive della giusta riparazione e ciò è accaduto in aperta violazione degli articoli 2 e 24 della Costituzione, nonché delle norme della citata Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Esistono tanti cittadini che hanno subito l’umiliazione del carcere, talvolta per anni e l’annichilimento del diritto inviolabile della libertà personale, consacrato dall’articolo 13 della Costituzione, ma non hanno ottenuto nessuna giusta riparazione e nemmeno quella somma di denaro che certo si direbbe meglio “conforto” che non “riparazione”.

E tutto ciò perché la loro completa assoluzione si è potuta ottenere solo in un momento precedente, talvolta di pochi giorni o di poche settimane soltanto, a quella dell’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale.

E’ questa una situazione che offende la dignità del Paese e che contrasta con la concezione di salvaguardia dei diritti inviolabili dell’uomo che la Repubblica ha posto a fondamento del suo ordinamento costituzionale.

E’ una situazione deplorevole e ingiusta che non può consentire a nessuno di dire: “ E’ ormai troppo tardi”.

Esistono depositate alla Camera ma non ancora calendarizzate in commissione giustizia due proposte di legge, che vanno nella direzione di introdurre la retroattività nella riparazione per ingiusta detenzione una la n. 3158 prima firmataria l’On. Rita Bernardini (radicali- Pd) e l’altra n. 1865 firmatario l’On. Pier Luigi Mantini (Udc).

Anche al Senato è stato presentato dalla Sen. Poretti Donatella e dal Sen. Marco Perduca dei radicali-Pd.

Facciamo in modo che questi disegni di legge vengano discussi e approvati





Giovanni Russo Spena già deputato e senatore DP e PRC membro della commissione antimafia, fu docente universitario a Napoli; Luigi Manconi, ex sottosegretario Ministero giustizia, Pres. Associazione A buon diritto; Associazione Antigone, presidente Patrizio Gonnella; Nichi Vendola, Presidente regione Puglia, coordinatore nazionale Sinistra e libertà; Paolo Ferrero, ex Ministro del lavoro, segretario nazionale Prc; Rita Bernardini, già segretaria nazionale radicali italiani, deputata radicali-pd, componente commissione giustizia; Sandro Favi, responsabile nazionale carceri Pd, deputato; Elettra Deiana, già deputata PRC, resp. dipartimento garanzie SEL; Katia Bellillo, ex Ministra Affari regionali; Antonio Distasi, Dipartimento Scienze Sociali Docente diritto del lavoro Università Politecnica delle Marche Ancona; Annamaria Rivera, docente etnologia Università di Bari, collaboratrice di Carta, Liberazione, Il Manifesto; Claudio Grassi, già deputato PRC, segreteria nazionale prc; Italo Di Sabato, responsabile Osservatorio contro tutte le repressioni PRC; Andrea Ricci, già consigliere regionale e deputato PRC, insegnante Economia Università di Urbino; Loris Campetti, giornalista del IL Manifesto; Stefano Azzarà, ricercatore Università di Urbino, rappresentante dei ricercatori Università Urbino; Linda Santilli, direzione nazionale prc; Eleonora Martini, giornalista de Il Manifesto; Vittorio Agnoletto, già deputato europeo PRC ex presidente nazionale LILA di cui è fondatore; Marcello Pesarini, Osservatorio permanente sulle carceri Marche; Giulio Petrilli, responsabile dipartimento diritti e garanzie Pd l’Aquila; Paolo Sospiro Università Politecnica delle Marche, Ancona; Gabriele Sospiro Università Politecnica delle Marche, Ancona, redattore rapporto Caritas Migrantes per le Marche ; Paolo Cacciari, già deputato del PRC, fondatore di Carta; Imma Barbarossa, direzione nazionale PRC e Forum donne; Sergio Sinigaglia, giornalista collaboratore Il Manifesto; Roberto Mancini, Università di Macerata, docente di filosofia teoretica; Giuliano Pisapia, ex Presidente Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale; Orazio Sturniolo, CNR Bologna; Silvana Pisa, ex Senatrice Sinistra democratica; Francesco Manna, capo di gabinetto presidenza giunta regionale Puglia, Sinistra e libertà; Roberto Musacchio, ex europarlamentare, direzione nazionale SeL; Luigi Vinci, ex europarlamentare Prc; Alberto Burgio, ex parlamentare Prc, docente di storia della filosofia Università di Bologna; Salvatore Bonadonna,ex assessore regione lazio ed ex senatore Prc; Piero Di Siena, presidente Associazione per il rinnovamento della sinistra; Giuliano Brandoni, già consigliere reg. e segretario Regionale PRC Marche; Luisa Acerbi, Milano; Marco Dal Toso Responsabile commissione giustizia e problemi dello Stato Federazione Prc Milano; Maria Lenti, scrittrice; Albino Casati; Gaetano Alibrandi resp. ambiente Lazio; Haidi Gaggio Giuliani; Gianluca Carmosino, redazione di Carta; Christian De Vito, presidente Liberarsi, scrittore e ricercatore sociologia penitenziaria; Valentina Calderone, ricercatrice presso l’associazione a buon diritto; Paola Concia, deputata Pd, componente commissione giustizia; Valentina Ascione, giornalista ufficio stampa radicali italiani; Sergio D’Elia, segretario Ass. Nessuno Tocchi Caino; Tonio Dell'Olio - prete, responsabile settore internazionale di LIBERA - associazioni nomi e numeri contro le mafie, direttore della rivista CAPOSUD e redattore di Mosaico di pace, Solidarietà internazionale, Rocca; Carlo Leoni, ex deputato ed ex vicepresidente della Camera, responsabile giustizia SeL; Angus Dawson, 'Lettore' di lingue, Università di Urbino; Barbara Avenali, operatrice formazione lavoro; Giorgio Cremaschi, ex segretario nazionale Fiom; Mattia Stella, giovani per la costituzione; Concetta Contini; Giuseppe Rossodivita, direzione nazionale radicali italiani e cons. regionale lazio-radicali; Cesare Romano, professore di diritto alla Loyola University di Los Angeles; Alessandro Gerardi, tesoriere della lega italiana per il divorzio breve; Stefano Fragasso studente universitario; Irene Storace, ricercatrice; Federico Putrella, pensionato; Michele Poli, studente universitario Associazione Universitaria ACU Gulliver, Ancona; Silvio Paolucci, segretario regione Abruzzo Pd; Michele Fina, segretario prov. Pd L’Aquila; Massimo Rossi, ex presidente Provincia Ascoli Piceno, consigliere provinciale PRC Ascoli, contratto mondiale per l’acqua; Samuele Animali, ex Garante (Ombudsman) Regione Marche; Elisabetta Laganà, presidente conferenza nazionale volontariato giustizia; Vittorio Sconci, psichiatra; Francesco Iritale, segretario comunale L’Aquila Pd; Mauro Zaffiri, segreteria comunale Pd L’Aquila; Fulvio Angelini, segreteria comunale Pd L’Aquila; Licia Rita Roselli, Direttrice Associazione Agenzia di Solidarietà AGESOL ONLUS Milano; Raffaello Zambotto Riggio, educatore penitenziario, carcere di Sollicciano, Firenze; Roberto Loddo, Presidente Associazione 5 Novembre; Vittorio Melis; Russo Stefano; Valentina Greco; Giovanni Greco; Roberta Murru; Carmela Fantini; Gianfranco Frelli; Andrea Valeri, avvocato; Laura Baldelli insegnante; Loris Calcina, consigliere comunale Lista Civile Cittadini in Comune a Falconara M.ma e Presidente l'Ondaverde ONLUS - Falconara M.ma

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FORUM PROVINCIALE DIRITTI: DOCUMENTO SUL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI


Il 20 gennaio 2011 il Parlamento Europeo ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione sulla “violazione della libertà di espressione e sulle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale in Lituania”.

Questa non è che una delle molteplici risoluzioni che l’Unione Europea ha promosso.

Tutte questi provvedimenti non hanno minimamente condizionato l’Italia, anzi i nostri politici non hanno nessuna intenzione di legiferare in materia di diritti civili.

Nonostante l’art.3 della Costituzione Italiana sancisca: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, in Italia non esiste nessuna tutela giuridica per le persone e per le coppie omosessuali.

Intorno a questo argomento c’è molto dibattito, niente di più. Questo anche grazie all’ingerenza della Chiesa Cattolica, che solo per motivi politici e non etici, si oppone al riconoscimento dei diritti degli omosessuali.

Era il 1988 quando il primo disegno di legge, fu depositato in parlamento, da allora non è cambiato nulla.

Le richieste del movimento lgbtq sono: matrimonio civile per le persone dello stesso sesso e l’estensione della legge Mancino ai reati contro l’omofobia e la transfobia.

Per quanto riguarda il matrimonio civile, la Corte Costituzionale si è espressa in questo modo: “art.8. - L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.”

Insomma è compito del legislatore, cioè del Parlamento, colmare la lacuna legislativa con una legge.

E nelle Marche?

L’Associazione Caleido si batte da 17 anni per i diritti civili e bisogna dire che qualche piccolo successo l'ha ottenuto.

Lo scorso anno è stata approvata La Legge regionale 11 febbraio 2010 n 8.. “Disposizioni contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”, in particolare l’ art. 1 comma 3 “La Regione dà concreta attuazione ai principi e alle finalità della presente legge, in raccordo con le istituzioni di parità regionali, promuovendo la collaborazione con gli enti locali e il dialogo con le parti sociali e con l’associazionismo.”; l’art. 2 comma 1 “La Regione, le Province e le Aziende del servizio sanitario regionale, nell’ambito delle proprie competenze, promuovono iniziative di formazione e aggiornamento professionale sulle specifiche problematiche sanitarie e sociali  dell’omosessualità e sulle migliori modalità di intervento degli operatori pubblici in contatto con le vittime di discriminazione o di reati legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere.”; art. 5 comma 2 “Anche in esecuzione degli indirizzi contenuti nella pianificazione indicata al comma 1, la Regione concede contributi per l’attuazione delle iniziative di aggiornamento professionale previste al comma 1 dell’articolo 2 e per le iniziative indicate al comma 1 dell’articolo 3”.

Siamo fermi all’approvazione, la legge non è stata ancora applicata, soprattutto per motivi politici, non tecnici.

In questo momento in Regione si discute del Piano-Socio Sanitario 2010-2012 e a questo proposito l’Associazione Caleido ha presentato degli emendamenti affinché venga recepita la legge regionale contro le discriminazioni. A breve il Piano sarà approvato in Consiglio Regionale.

E veniamo al Comune di Ancona.

Lo Statuto comunale riconosce: “il sostegno alla famiglia e ad ogni altra forma stabile di convivenza e il riconoscimento del loro valore sociale, formativo e solidaristico.”

Due persone possono far parte dello stesso stato di famiglia, ma attenzione questo non significa che viene riconosciuto uno status di coppia. Possono iscriversi anche due coinquilini che devono dividersi le spese della casa (affitto ecc...), oppure due persone anziane che sono sole e che si sostengono a vicenda.

Quindi non basta essere iscritti nello stesso stato di famiglia, si deve dare un riconoscimento giuridico alla coppia.

Dopo una lunga battaglia il Caleido è riuscito a far approvare il del Registro delle unioni civili.

Brevemente: “Al registro possono iscriversi persone conviventi perché legate da vincoli affettivi o per reciproca assistenza morale e/o materiale. L'iscrizione nel registro delle unioni civili non ha carattere costitutivo di status ulteriori o di poteri e doveri giuridici diversi da quelli già riconosciuti dall'ordinamento agli stessi soggetti”. Il Registro ha il fine di consentire il pieno sviluppo della persona umana, considerando come "famiglia anagrafica" quella costituita da persone conviventi in una stessa unità immobiliare".

Siamo convinti che il Registro avrebbe potuto essere più incisivo. Così com'è è inutile giuridicamente: è privo di argomenti concreti e lascia intatto il vuoto politico e sociale che c'era prima della sua creazione.

Temevamo che nessuna coppia omosessuale si iscrivesse al Registro e così è stato.

Il motivo è che nessuno si espone iscrivendosi ad un registro che non prevede gli stessi diritti e doveri che spettano alle altre coppie.

Per concludere, questo breve riassunto sulla condizione delle persone lgbtq in Italia e nelle Marche ci fa capire che c'è una volontà politica di non voler fare alcun provvedimento legislativo.

La responsabilità non è solo della Chiesa Cattolica, infatti guardando l'Europa notiamo che le cattolicissime Spagna e Irlanda hanno riconosciuto i diritti degli omosessuali.

Questi politici che ci governano, per essere eletti fanno breccia sulla paura e l'ignoranza dei cittadini. E' nostra responsabilità far capire alla gente che se un gay assiste il compagno in ospedale non toglie nulla alla famiglia tradizionale; dobbiamo far passare il messaggio che un diritto negato ad una persona è un diritto negato a tutti i cittadini.

Associazione lgbtq Caleido
Germana Pietrani Sgalla

martedì 31 maggio 2011

FORUM PROVINCIALE MIGRANTI: Alcune proposte di modifica della legislazione nazionale sull’immigrazione

Proposte presentate all'assemblea provinciale degli iscritti del 28 maggio 2011

Il documento che segue è il tentativo di riproporre, attualizzata nel tempo, l'architrave della politica dell’immigrazione, fatta da varie forze della sinistra, nonché da attivisti della società civile, delle comunità migranti, dell’associazionismo, in quanto riteniamo che le politiche locali si devono muovere in quel contesto. Cio' da significato ancora maggiore al nostro documento in relazione a pezzi che stanno cadendo della politica di questo Governo sull'immigrazione, in particolare:

 dopo la bocciatura dell'aggravante per clandestinità, non è punibile lo straniero che in "estremo stato di indigenza" non ottempera all'ordine di allontanamento.

 la Corte Europea ha stabilio che il reato di “clandestinità” introdotto dal uno nel “pacchettosicurezza” del governo Lega-Pdl è contrario alle direttive europee

Decenni di esperienze portano a considerare come nostra meta una società basata sull’allargamento dei diritti , della partecipazione, e del migrante come soggetto portatore di una dimensioni umane e culturale imprenscindibile.

I 5 milioni di migranti presenti nel paese, il contributo dato all'economia, al benesseree delle persone per il sostegno dato allo stato sociale costituiscono la prospettiva di un nuovo paese; ultimi dati diffusi dal Censis Giuseppe Roma, in Italia i giovani sarebbero in via di estinzione. Nel corso del decennio 2000 – 2010, infatti, il nostro Paese ha perso più di due milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni, mentre sono aumentati gli italiani over 65. I giovani migranti in determinate realtà costituiscono già il 20% della popolazione scolastica.

Dopo un ciclo di sconfitte politiche e sociali, e una certa speranza alimentata dalle recenti elezioni amministrative, è bene ricordare un patrimonio comune di generazioni, perché investendo nell’allargamento della platea di coloro che godono del welfare, che si sentono coinvolti nella gestione della cosa pubblica e nella difesa delle conquiste, i cittadini conoscono il valore della solidarietà e la necessità di spendere energie in esse,piuttosto che in politiche basate sulla paura e sulla limitazione dei diritti .

Gli ultimi anni sono segnati dalla diminuzione del trasferimento del fondo sociale per l’immigrazione a partire dal 2005 (decisioni del governo italiano) La diminuzione delle azioni di crescita dell’integrazione e l’aumento degli investimenti nella sicurezza sono giustificati con le campagne di disinformazione sull’impoverimento degli italiani causato dalla concorrenza dei migranti.

I flussi migratori e le rivolte antiautoritarie del Mediterraneo sono una grande occasione per ripensare in grande ed in modo solidaristico i rapporti fra i vari popoli in modo totalmente opposto a come sta facendo l'attuale Governo ed in parte quelli precedenti, cioè una grande occasione per ripensare e rilanciare la Cooperazione fra popoli!

2006 22016

2007 20455

2008 36951

2009 9573

2010 4406

2011 25867(+23000 lampedusa)

Le cifre dimostrano con evidenza che non ci troviamo di fronte a una calamità naturale disastrosa ed imprevedibile, quanto ad un prevedibile afflusso di cittadini extracomunitari a seguito delle drammatiche vicende politiche che stanno investendo i paesi del nord Africa.

Eppure in molti settori politici, a livello nazionale come a livello locale, si continua a sostenere che numeri di 10mila, 20mila persone siano epocali, biblici apocalittici e quant’altro. Vale allora la pena ricordare che nel nostro paese, da ormai molti anni, la materia immigrazione è trattata come una calamità naturale e disciplinata con ordinanze di protezione civile grazie a ripetute e prorogate dichiarazioni di stato di emergenza.

Queste le contraddizioni del Governo attuale che con l'ultima finanziaria, ha deciso di ridurre fortemente i fondi destinati alla cooperazione internazionale e agli aiuti allo sviluppo che giungono a toccare il livello più basso degli ultimi vent’anni. Non si vuole vedere che cooperazione allo sviluppo e politica estera sono strettamente collegate e le risorse per la cooperazione allo sviluppo sono investimenti di pace.

Eleggendo il vicino in povertà a vera minaccia si è giustificato lo smantellamento dello stato sociale e gli attacchi allo stato di diritto, visibili anche in altri settori della società italiana, come il rallentamento della macchina della giustizia e l’incremento della sfiducia nelle istituzioni

I punti che seguono vanno ovviamente in direzione opposta, abbattendo le barriere di diritto fra italiani e migranti e cancellando la visione “emergenziale” dell’immigrazione, trattandola come fenomeno strutturale del neoliberismo, e non come “risorsa”, accezione “progressista” e utilitarista molto in voga in Occidente.

Non sono presenti particolari accenni a quella che è stata rinominata “emergenza profughi”. Noi riteniamo che lo scioglimento degli strumenti di controllo attuati dall’Occidente attraverso alcuni governi della Africa del Nord, tesi a tenere a freno i flussi migratori attraverso la repressione attuata a più livelli durante i percorsi attraverso il continente, e le energie liberate con le rivoluzioni, abbiano accresciuto da più parti il flusso attraverso il Mediterraneo. Le politiche di controllo che l’Italia e l’Europa hanno tentato di praticare sono sbagliate ed inutili. Una maggior conoscenza del problema rispetto a quella dimostrata dalle istituzioni ci porta ad affermare che gran parte dei migranti provenienti dall’Africa e dall’Asia facciano parte di migrazioni organizzate e programmate, aventi meta paesi dell’Europa del Nord, recanti maggiori prospettive di lavoro e maggiori vincoli di parentela. L’attenzione della legislazione italiana e delle istituzione italiane devono essere portatrici di diritti certi per quanto riguarda la possibilità di richiesta di asilo agli aventi diritto, particolarmente per quanto riguarda i minori non accompagnati, attraverso controlli non emergenziali alle frontiere, con il coinvolgimento delle amministrazioni locali ed informazione delle popolazioni. Il vero nemico infatti è l’organizzazione della tratta umana, che vede protagonisti organizzazioni ramificate dai paesi di origine fino ai paesi europei, fino a garantire all’immigrato “economico” il percorso promesso anche in caso di rinvio della polizia.

Riprendendo i principi che avrebbero dovuto informare la proposta di legge Amato-Ferrero, e localmente il diritto al voto amministrativo, il passaggio di numerose pratiche dalla Questura alle pubbliche amministrazioni, le proposte di “governance” cittadina, vorremmo dare il via alla discussione, alla progettazione ed all’applicazione di politiche del Forum Diritti di Sel provincia di Ancona. Seguiranno spunti di discussione:

 sulle politiche locali di integrazione o inclusione sociale, in particolare sostenendo l'ordine del giorno sui respingimenti nel porto di Ancona elaborato da SEL Ancona

 sulla giustizia e sui diritti alla persona e civili.

Proposte di modifica della legislazione nazionale sull’immigrazione .

abrogazione e modifica delle norme in vigore che non siano coerenti con i punti che seguiranno, in modo che l'asse portante consideri il migrante “persona” e non forza-lavoro=merce , secondo le norme che disciplinano a livello internazionale i diritti fondamentali della persona;

1. le norme che disciplinano la presenza dello straniero devono sganciarsi dal ruolo centrale ancora attribuito all'autorità di polizia, ruolo che rappresenta un retaggio dell'impostazione del testo unico delle legge di polizia del 1933 che considera l'immigrazione essenzialmente come problema di ordine pubblico. Ne discende che la normativa sul soggiorno va collocata nel quadro di uno statuto della convivenza con la ridefinizione del ruolo dei pubblici poteri; la prospettiva deve essere quella di assegnare alle autorità civili – centrali e decentrate – le principali attribuzioni concernenti lo status dello straniero, seguendo un percorso di stabilizzazione ed inclusione giuridica, trasferendo agli enti locali, in particolare ai comuni, le competenze (di natura prettamente amministrativa) dell’ingresso, rinnovo, ricongiungimento ecc. in analogia ad altri paesi europei;

2. abolizione della norma che stabilisce il reato di clandestinità;(A)

3. Ottenimento della cittadinanza italiana, basata sullo “ius soli” con 5 anni di residenza escludendo la condizione del reddito, rendendo la cittadinanza diritto soggettivo, decentramento ai comuni per l’attribuzione della cittadinanza definendo in modo chiaro la conclusione dei vari iter in non più di sei mesi;

4. In questa ottica le seconde generazione di migranti sono il soggetto politico indispensabile per la lotta per la cittadinanza ed in generale per tutti i diritti;

5. l'orizzonte verso cui ci muoviamo è quello della cittadinanza europea, per una europa dei diritti sociali e non del mercato e della finanza;

6. introduzione dell’elettorato attivo e passivo con 3 anni di residenza per le elezioni amministrative;

7. superare qualsiasi discriminazione derivante dalla mancanza della cittadinanza italiana nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori migranti nell'accesso al pubblico impiego ;

8. ratifica della convenzione dell’ONU sui diritti dei Migranti e delle loro famiglie(B);

9. istituire un “Permesso di soggiorno per ricerca di occupazione", dalla durata di un anno, che deve divenire l'architrave di una più aperta e giusta politica sull'immigrazione;

10. va individuata una modalità per regolarizzare i cittadini irregolari presenti sul territorio nazionale dando loro la possibilità di uscire dalla clandestinità, e di denunciare le situazioni di sfruttamento e irregolarità nelle quali spesso si trovano costretti a causa della attuale legislazione. In tale modo si darà impulso alla lotta al lavoro nero rendendo l'immigrato protagonista della propria "emersione" e, a un tempo, affermando un ruolo virtuoso dello Stato come co-promotore di un processo di riscatto sociale. Applicazione della direttiva 2009/52/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, P/Soggiorno per chi denuncia il datore di lavoro in nero o una condizione di sopra-sfruttamento;

11. Per le persone immigrate che da anni lavorano regolarmente, con questa crisi economica non è garantito il rinnovo del loro Permesso di Soggiorno, sono ricattabili e possono anche diventare “Irregolari”. Per cui è indispensabile l'allungamento del permesso di soggiorno, per chi ha perso il lavoro o non ha più i requisiti, prodotto della crisi economica. Prevedere nel rinnovo per contratti a tempo determinato una durata superiore (uno o due anni) e non la sola durata del contratto- per contratti a tempo indeterminato prevedere una durata doppia di quella attuale;

12. Facilitare il ricongiungimento familiare eliminando gli attuali vincoli normativi per dare pieno riconoscimento ai legami familiari e sociali secondo i principi della Costituzione. Prevedere norme che regolino la possibilità di convertire permessi brevi ( per motivi di salute), in permessi di lavoro, di ricerca di lavoro; (C)

13. prevedere criteri da parte del Ministero tramite i quali regolarizzare in determinati casi i migranti espulsi con foglio di via;

14. vanno attuate politiche di welfare non di tipo assistenziale ma di piena inclusione sociale: abitazione (contrasto al mercato nero degli affitti, espansione dell’edilizia popolare ed autocostruzione), istruzione e riconoscimento dei titoli di studio (pari opportunità), incentivi all’occupazione, valorizzazione delle differenze e delle culture “altre”, per evitare la creazione di “ghetti;

15. ripristinare e rilanciare il Fondo per le politiche migratorie e rilanciando l’attività della Commissione per le politiche d’integrazione; potenziare pertanto le risorse da destinare agli Enti Locali. In questa ottica la conoscenza della lingua italiana e della Costituzione devono diventare l'alfabetizzazione primaria dell'integrazione, un diritto primario per i migranti e non un sbarramento all'integrazione;

16. superare l’esperienza dei C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione), tramite creazione di una rete, di strumenti per l'inserimento e l’integrazione, che attivi, tra l'altro, centri di accoglienza e di servizi all'immigrazione, qualificati sotto la responsabilità degli enti locali, in grado di assicurare alloggio, informazione, formazione, assistenza psico-socio-sanitaria, mediazione culturale e tutela legale;

17. implementare una politica attiva di attrazione di studenti immigrati ( incrementare in taluni settori i limiti delle quote) e professionalità specifiche di alta qualificazione, grazie a pacchetti di sostegno che non si limitino alla concessione del permesso di soggiorno;

18. ripristinare la norma secondo la quale, in caso di rimpatrio il lavoratore conservi i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati e possa goderne indipendentemente dalla vigenza di accordi di reciprocità; in merito è opportuno che il governo italiano stipuli accordi di reciprocità che riguardano vari altri titoli alla persona;

19. Norme che sostengano le comunità migranti alla formazione di progetti di autosviluppo nei loro paesi, coordinando esperienze di cooperazione tradizionale, con quelle di utilizzo di parte delle rimesse tramite banche etiche e progetti Grameen Bank;

20. garantire l’Assistenza Sanitaria Pubblica e gratuita a tutti i livelli ed in qualsiasi condizione compresi gli immigrati irregolari e clandestini;

21. va previsto l’inserimento nei servizi socio-sanitari dei mediatori linguistico-culturali, secondo precisi protocolli nazionali e regionali e sulla base delle esperienze maturate;

22. E’ necessaria l’elaborazione di una legge organica sul diritto d’asilo che sia attuativa del dettato costituzionale e della normativa internazionale e che preveda:

a) rigorose norme procedurali che permettano di dare concreta attuazione al principio, sancito dal diritto internazionale, del non respingimento ;

b) una procedura di esame delle domande unica e garantista, attribuita alla competenza di una autorità amministrativa indipendente;

c) esclusione di limitazioni della libertà di circolazione o della libertà personale dei richiedenti asilo, in particolare mediante trattenimento in "centri di identificazione”;

d) riconoscimento del diritto a un ricorso giurisdizionale effettivo contro la decisione amministrativa di rigetto della domanda di riconoscimento del diritto d’asilo (comprensivo del divieto di allontanamento del ricorrente fino alla conclusione del giudizio);

e) definizione dello status giuridico, oggi assai incerto, del titolare di misure di protezione umanitaria, e possibilità di conversione in un titolo di soggiorno per lavoro o studio;

f) istituzione di un sistema pubblico di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, decentrandone la realizzazione agli enti locali.

A) l “reato di clandestinità”

L'avv. Ballerini, socia dell'ASGI, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione, ha scritto una nota sintetica sulla legge 94/2009, cd "pacchetto sicurezza". Ha autorizzato Enrico Peyretti a diffonderla.

4 gennaio 2010 - Avv. Alessandra Ballerini

La legge 94/2009 entrata in vigore l’8 agosto, si aggiunge ad altri provvedimenti, adottati dal Governo in precedenza, che hanno già compresso i diritti fondamentali dei migranti e che presto potranno compromettere i diritti di noi tutti. Con questa legge viene l’introdotto il “reato di clandestinità”, che comporta l’obbligo a carico dei pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio, richiesti di un qualsiasi atto, di denunciare la persona che commette questo reato, ovvero il migrante colpevole di non possedere (suo malgrado) un permesso di soggiorno. Il reato di clandestinità è palesemente incostituzionale perchè di fatto punisce i migranti non per quello che fanno ma per quello che sono in aperta violazione dell’art. 3 della Costituzione. Secondo la nuova normativa le forze dell’ordine, i magistrati, i medici e direttori scolastici, gli insegnanti e assistenti sociali, in quanto pubblici ufficiali, dovrebbero procedere in ogni caso alla denuncia del migrante irregolare. Questi non potrà neppure adire un tribunale come testimone o denunciare un reato. Le conseguenze dell’introduzione del reato di clandestinità saranno devastanti anche se in diverse regioni, come in Liguria ed in Sicilia, gli assessori alla sanità hanno emesso alcune circolari in cui si ritiene prevalente il diritto costituzionalmente protetto alla salute e si indica a medici e infermieri di curare comunque gli stranieri irregolari bisognosi di cure essenziali ed urgenti senza procedere alla loro denuncia. Nei primi mesi di attuazione della legge 94 del 2009 , tuttavia, si registra una fuga dei migranti irregolari dalle strutture di assistenza medica per la paura di essere comunque segnalati, e non sono mancati episodi di medici che malgrado le direttive ministeriali, hanno consegnato alla polizia un immigrato irregolare che si era rivolto loro per ricevere cure. Ancora più discriminatoria la nuova normativa che prevede per i migranti il possesso del permesso di soggiorno come condizione obbligatoria per ottenere gli atti di stato civile. Così il migrante irregolare non potrà ottenere un certificato di morte di un congiunto (necessario anche solo per il rimpatrio della salma) nè contrarre matrimonio. Tutto questo configura un’evidente lesione dei diritti fondamentali della persona, di tutte le persone, compreso quegli italiani decisi a contrarre un matrimonio cd “misto”. Il manifesto della razza del 1938 prevedeva il divieto di matrimoni tra ariani e non ariani, oggi questa legge sulla sicurezza vieta il matrimonio per tutti i moderni "non ariani" ovvero per gli irregolari che non potranno quindi più sposarsi con nessuno (neppure unirsi in matrimonio con un altro clandestino). La legge, nella sua stesura originale, prevedeva anche l’impossibilità per i cittadini irregolari di riconoscere i propri figli non potendo ottenere il certificato di nascita (che è un atto dello stato civile). L’applicazione rigorosa di tale norma avrebbe comportato di fatto la dichiarazione di stato di abbandono del minore che non poteva essere riconosciuto dai genitori irregolari. Una circolare del Ministero degli Interni ha però ridotto la portata di tale norma prevedendo esplicitamente che "per lo svolgimento di attività riguardanti dichiarazioni di nascita e riconoscimento di filiazione non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese anche a tutela del minore".Come risulta evidente a chiunque conosca la gerarchia delle fonti è tuttavia possibile che qualche zelante funzionario o sindaco rilevi come una circolare ministeriale, al di fuori dei casi espressamente previsti, non possa prevalere rispetto ad una legge di portata generale approvata dal Parlamento (essendo peraltro prevista una riserva di legge dalla nostra costituzione in materia di immigrazione). Nè comunque questa circolare prevede deroghe rispetto all’obbligo di denuncia in capo ai pubblici ufficiali nei confronti dei responsabili del reato di clandestinità .Qualunque immigrato irregolare che dovesse oggi recarsi all’ufficio nascite di un comune per riconoscere il proprio figlio rischia di trovarsi di fronte un impiegato (pubblico ufficiale) pignolo e magari un pò razzista che potrebbe ritenere prevalente il disposto della legge 94/2009 rispetto alla Circolare Maroni e quindi rifiutarsi di certificare la filiazione del minore procedendo magari alla denuncia dell’immigrato irregolare. Anche i diritti degli italiani vengono compromessi dalle disposizioni del pacchetto sicurezza, laddove si stabilisce che le istanze di iscrizione o di variazione della residenza anagrafica potranno discrezionalmente dar luogo alla verifica, da parte del Comune, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile e subordinando ipoteticamente la possibilità di ottenere o mantenere la residenza. Controllare la residenza delle persone (tutte) è un modo per controllarne i diritti. Si profilano inediti casi di discriminazione istituzionale. Viene poi reintrodotto il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che era stato abrogato, in una versione punitiva intensificata rispetto alla precedente: è prevista ora la reclusione fino a tre anni. Sarà "un’arma" che potrà essere utilizzata facilmente contro chiunque, italiano o migrante, all’interno di contesti di conflittualità sociale o di dissenso esprima troppo animatamente le proprie idee. Anche le prossime manifestazioni davanti ai CIE o per difendere spazi sociali occupati potranno produrre centinaia di procedimenti penali aperti sulla base di quanto affermato discrezionalmente nei rapporti delle autorità di polizia. E poi qualcuno si ostina a parlare ancora di “giusto processo”. Giusto processo per chi? Non certo per i migranti e per tutti quegli italiani che non si possono permettere neppure la spesa di un avvocato o che abitano in luoghi nei quali non è facile procurarsi una efficiente difesa legale. Oltre ad istituire le ronde, con effetti devastanti come confermato dalle cronache di questi giorni, che segnalano l’aumento dei casi di violenza sui migranti a sfondo razzista, la legge prolunga i tempi di detenzione nei Centri di Identificazione ed Espulsione fino a un massimo di 180 giorni (nelle condizioni inumane che già ben si conoscono anche grazie ai rapporti di diverse organizzazioni non governative e al libro bianco del Comitato diritti umani presso il senato). In queste prime settimane la situazione dei CIE è diventata esplosiva proprio per il prolungamento della detenzione amministrativa a sei mesi, mentre non è aumentato il numero di persone che l’Italia riesce effettivamente ad allontanare dal proprio territorio ( secondo dati dello stesso ministero dell’interno si tratterebbe di poche decine a settimana). Egitto e Tunisia, partner da tempo nelle pratiche di espulsione disposte dalle autorità italiane, limitano in questo modo il numero dei migranti irregolari che l’Italia può rimpatriare, per gli altri rimane solo la prospettiva di una condizione di clandestinità, macchiata dalla commissione di un reato. E i posti nei centri di identificazione ed espulsione sono sempre meno. Dopo un incendio seguito ad un tentativo di fuga, è stato chiuso il CIE di Caltanissetta, come nel mese di febbraio era stato chiuso per lo stesso motivo il CIE di Lampedusa. La legge 94/2009 è zeppa di meccanismi ideati, si potrebbe dire, per estorcere denaro dagli immigrati, compresa la tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno (da ottanta a duecento euro oltre i costi già previsti di 72 euro per la presentazione dell’istanza in posta).Vengono inasprite le sanzioni e le pene anche per chi favoreggia l’immigrazione clandestina, ed è previsto il carcere fino a tre anni oltre che la confisca dell’immobile per chi offre alloggio in cambio di denaro ad un irregolare. Queste disposizioni non riguardano solo i migranti, per quanto i media cerchino di farcelo credere. Di fatto, viene messo in discussione e calpestato il principio di uguaglianza (art. 3 della Costituzione), che non varrà più per nessuno. E i diritti fondamentali o sono di tutti e lo Stato si impegna a tutelarli, o non sono più di nessuno. Oggi i diversi sono i migranti, ma anche i loro parenti, o chi vive in una casa considerata “inidonea” o chi manifesta in maniera “appassionata” il proprio dissenso, come è successo di recente a Venezia dove la polizia ha caricato pacifici manifestanti all’interno di una manifestazione autorizzata solo perché all’interno del corteo venivano portati avanti tre manichini che il ministro Maroni non sopportava perché ricordavano le tante vittime delle stragi in mare. Quelle vittime che non si riconoscono quando chiamano soccorso o che si abbandonano ai libici una volta che vengono localizzati. Domani, purtroppo la storia ci insegna, non potrà che andare peggio. Il distacco dell’Italia dal diritto internazionale e comunitario, e quindi la rottura sostanziale del principio di eguaglianza, costituisce una ferita gravissima per il sistema costituzionale e per quella coesione sociale che tutti invocano a parole, salvo poi ad ideare ed applicare normative che producono esclusione ed odio.

Melting Pot esamina due casi che riguardano il tribunale di Milano e di Cagliari, e una nota diramata dalla procura della Repubblica di Firenze.
In discussione c’è l’articolo che prevede il reato di clandestinità, e la relativa pena.
Il Tribunale di Milano chiede alla corte di Giustizia dell’Unione Europea, se alcuni articoli della direttiva non siano in contrasto con il reato di clandestinità previsto dalla legge italiana.
Scrive Melting Pot: “Nessun ostacolo applicativo verrebbe in essere se nel contesto della procedura di rimpatrio, un soggetto venisse arrestato, sottoposto a misura cautelare e poi condannato ad una pena detentiva con condanna passata in giudicato, in merito ad un fatto di reato (per esempio un ipotesi di spaccio, furto o rapina) commesso prima o durante la procedura di rimpatrio e completamente avulso dalla stessa”.
Nei giorni scorsi il vicesindaco di Milano aveva parlato di “strumenti spuntati” nei confronti degli irregolari che delinquono.
Secondo il giudice milanese, il tempo che un clandestino trascorre in carcere per reati diversi da quello di clandestinità, non va inserito nel conteggio del trattenimento finalizzato all’espulsione. Ma se un irregolare viene condannato a cinque anni di prigione per la sua condizione di clandestinità, si eccede il limite massimo di 18 mesi di trattenimento fissato dalla Direttiva.
Il Tribunale di Cagliari ha assolto dal reato di clandestinità un senegalese impossidente. Nella sentenza però ci sono numerosi riferimenti al fatto che la procedura prevista dalla legge italiana è in contrasto con quella europea. Si parla anche di “abolitio criminis”.
Secondo la nota diramata a Firenze, viene a mancare il contenuto cardine del reato di inottemperanza all’ordine di allontanamento del questore.

B) Ratifica Convenzione ONU

La ratifica di questa convenzione produrrebbe un adeguamento di tutte le diverse legislazioni nazionali ad uno standard comune. Sulla convenzione ONU assumiamo l’appello del Comitato per i diritti dei migranti. Il secondo argomento riguarda il Principio della cittadinanza civile di residenza europea da inserire nel Trattato Costituzionale. Abbiamo espresso diversi giudizi più o meno critici sul Trattato Costituzionale Europeo firmato a Roma il 29 novembre 2004. Ma qui si tratta di promuovere un contenuto concreto di grande rilevanza per la fisionomia della cittadinanza Europea e si tratta di promuovere un percorso di costituzionalizzazione di questo principio con il protagonismo propositivo del popolo dell’Europa attraverso la petizione popolare, secondo le procedure dell’articolo 194-192 del T.C.E. e simulando l’articolo 47 della costituzione europea non ancora in vigore.
Il Trattato Costituzionale definisce la Cittadinanza Europea come sommatoria delle Nazionalità dei diversi Stati membri. Questo criterio assolutamente riduttivo e discriminatorio non solo esclude più di 18 milioni di cittadini che risiedono stabilmente in Europa con la nazionalità di paesi terzi, ma ancora la cittadinanza europea al criterio angusto dei vecchi nazionalismi costruiti e logorati sul diritto di sangue (Jus sanguinis).Noi proponiamo invece di estendere la cittadinanza europea a tutti coloro che vivono e risiedono nell’Unione Europea, a partire quindi dal criterio della residenza, ovvero dell’appartenenza civile ad una comunità.

C) Ricongiungimento familiare

la legge bossi-fini modifica la precedente legge e prevede il ricongiungimento

dei genitori a carico solo se questi non abbiano altri figli nel paese di origine e I genitori ultrasessantacinquenni qualora gli altri figli siano impossibilitati al loro sostentamento per documentati gravi motivi di saluti.; In tal modo si impedisce di fatto il ricongiungimento con la maggioranza dei genitori a carico, è notorio che nel mondo la maggioranza delle coppie ha in media almeno due figli e che nei paesi in via di sviluppo la vita media spesso non raggiunge I 65 anni.
Cio' viola palesemente il diritto all'unità familiare come previsto dall'art. 8 CEDU. e non è conforme alla direttiva comunitaria.

La stessa legge ,modificando la precedente, consente il ricongiungimento familiare non piu' a parentientro il terzo grado a carico e inabili al lavoro, ma soltanto ai figli maggiorenni a carico, qualora non possano per ragioni oggettive provvedere al proprio sostentamento a causa del loro stato di salute che comporti l'invalidita' titotale.

Con il recente Governo Berlusconi con il Pacchetto sicurezza del 2009.- non è piu possibile richiedere il visto di ingresso se il nulla osta non verrà rilasciato dopo 180 giorni dal perfezionamento della pratica(svanisce così anche l'unica possibilità di garanzia all'unità familiare prevista per far fronte alle lentezze burocratiche);

Inoltre al certificato di idoneità alloggiativa si aggiunge quello igienico sanitario(in precedenza era richiesto alternativamente il certificato rilasciato dal Comune o dall'Asl locale) entrambi rilasciati dagli uffici comunali competenti.