mercoledì 1 giugno 2011

FORUM PROVINCIALE DIRITTI: DOCUMENTO SUL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI


Il 20 gennaio 2011 il Parlamento Europeo ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione sulla “violazione della libertà di espressione e sulle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale in Lituania”.

Questa non è che una delle molteplici risoluzioni che l’Unione Europea ha promosso.

Tutte questi provvedimenti non hanno minimamente condizionato l’Italia, anzi i nostri politici non hanno nessuna intenzione di legiferare in materia di diritti civili.

Nonostante l’art.3 della Costituzione Italiana sancisca: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, in Italia non esiste nessuna tutela giuridica per le persone e per le coppie omosessuali.

Intorno a questo argomento c’è molto dibattito, niente di più. Questo anche grazie all’ingerenza della Chiesa Cattolica, che solo per motivi politici e non etici, si oppone al riconoscimento dei diritti degli omosessuali.

Era il 1988 quando il primo disegno di legge, fu depositato in parlamento, da allora non è cambiato nulla.

Le richieste del movimento lgbtq sono: matrimonio civile per le persone dello stesso sesso e l’estensione della legge Mancino ai reati contro l’omofobia e la transfobia.

Per quanto riguarda il matrimonio civile, la Corte Costituzionale si è espressa in questo modo: “art.8. - L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.”

Insomma è compito del legislatore, cioè del Parlamento, colmare la lacuna legislativa con una legge.

E nelle Marche?

L’Associazione Caleido si batte da 17 anni per i diritti civili e bisogna dire che qualche piccolo successo l'ha ottenuto.

Lo scorso anno è stata approvata La Legge regionale 11 febbraio 2010 n 8.. “Disposizioni contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”, in particolare l’ art. 1 comma 3 “La Regione dà concreta attuazione ai principi e alle finalità della presente legge, in raccordo con le istituzioni di parità regionali, promuovendo la collaborazione con gli enti locali e il dialogo con le parti sociali e con l’associazionismo.”; l’art. 2 comma 1 “La Regione, le Province e le Aziende del servizio sanitario regionale, nell’ambito delle proprie competenze, promuovono iniziative di formazione e aggiornamento professionale sulle specifiche problematiche sanitarie e sociali  dell’omosessualità e sulle migliori modalità di intervento degli operatori pubblici in contatto con le vittime di discriminazione o di reati legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere.”; art. 5 comma 2 “Anche in esecuzione degli indirizzi contenuti nella pianificazione indicata al comma 1, la Regione concede contributi per l’attuazione delle iniziative di aggiornamento professionale previste al comma 1 dell’articolo 2 e per le iniziative indicate al comma 1 dell’articolo 3”.

Siamo fermi all’approvazione, la legge non è stata ancora applicata, soprattutto per motivi politici, non tecnici.

In questo momento in Regione si discute del Piano-Socio Sanitario 2010-2012 e a questo proposito l’Associazione Caleido ha presentato degli emendamenti affinché venga recepita la legge regionale contro le discriminazioni. A breve il Piano sarà approvato in Consiglio Regionale.

E veniamo al Comune di Ancona.

Lo Statuto comunale riconosce: “il sostegno alla famiglia e ad ogni altra forma stabile di convivenza e il riconoscimento del loro valore sociale, formativo e solidaristico.”

Due persone possono far parte dello stesso stato di famiglia, ma attenzione questo non significa che viene riconosciuto uno status di coppia. Possono iscriversi anche due coinquilini che devono dividersi le spese della casa (affitto ecc...), oppure due persone anziane che sono sole e che si sostengono a vicenda.

Quindi non basta essere iscritti nello stesso stato di famiglia, si deve dare un riconoscimento giuridico alla coppia.

Dopo una lunga battaglia il Caleido è riuscito a far approvare il del Registro delle unioni civili.

Brevemente: “Al registro possono iscriversi persone conviventi perché legate da vincoli affettivi o per reciproca assistenza morale e/o materiale. L'iscrizione nel registro delle unioni civili non ha carattere costitutivo di status ulteriori o di poteri e doveri giuridici diversi da quelli già riconosciuti dall'ordinamento agli stessi soggetti”. Il Registro ha il fine di consentire il pieno sviluppo della persona umana, considerando come "famiglia anagrafica" quella costituita da persone conviventi in una stessa unità immobiliare".

Siamo convinti che il Registro avrebbe potuto essere più incisivo. Così com'è è inutile giuridicamente: è privo di argomenti concreti e lascia intatto il vuoto politico e sociale che c'era prima della sua creazione.

Temevamo che nessuna coppia omosessuale si iscrivesse al Registro e così è stato.

Il motivo è che nessuno si espone iscrivendosi ad un registro che non prevede gli stessi diritti e doveri che spettano alle altre coppie.

Per concludere, questo breve riassunto sulla condizione delle persone lgbtq in Italia e nelle Marche ci fa capire che c'è una volontà politica di non voler fare alcun provvedimento legislativo.

La responsabilità non è solo della Chiesa Cattolica, infatti guardando l'Europa notiamo che le cattolicissime Spagna e Irlanda hanno riconosciuto i diritti degli omosessuali.

Questi politici che ci governano, per essere eletti fanno breccia sulla paura e l'ignoranza dei cittadini. E' nostra responsabilità far capire alla gente che se un gay assiste il compagno in ospedale non toglie nulla alla famiglia tradizionale; dobbiamo far passare il messaggio che un diritto negato ad una persona è un diritto negato a tutti i cittadini.

Associazione lgbtq Caleido
Germana Pietrani Sgalla

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